venerdì, agosto 24, 2007

SNACK BAR MEDITERRANEAN

A. CANI


Snack Bar Mediterranean


I vetri oscurati. Entro quattro salici
Sono piovuti gli anni della mia prima giovinezza.
Tra mille sigarette e qualche poesia.

Questo era il microclima, per farsi su un sorriso per la vita.
Quella era la coppa delle promesse da bere d’un fiato.
Il resto del dramma erano schegge
Otturanti i denti antichi del destino.

Scorrazzavano i cani del vento inodori.
E condividevamo il massimo splendore,
Di quei giorni munifici, di partenze e arrivi
Di ore dorate scandite da esili lancette nere quiete fango e amori.

Lo Snack è il Cimbali dei miei ricordi.
Ancora, formulata con magia,
Mi bolle in testa aromatica la frase:
In nome di Kafka, bevi quel caffé!

Fleur d’Orient

C’è una rosa che non dorme
ai confini della luce
dove Dio sfoglia il fiore delle ore.

La Cina dorme...
(Senti... la Cina dorme...
Sulle scale del tempo
indorate di luna)...

C’è una rosa senza pace
ai confini della luce
(A peaceless rose as a sleepless wound
to the skirts of the light.)
Sotto vibranti arcobaleni
che baciano il ventre delle piogge.

The rain-roses are in bloom,
until the day of the doom
my rosebud.

C’è una rosa che esiste
ai confini della luce
là dove tutto desiste

è la rosa incendiaria
tu coglila
prima di morire.

Il mio amico si è stupito

Il mio amico si è stupito un giorno
quando gli ho parlato delle biblioteche d’Albania.
E io mi sono stupito, d’avere un amico così stupito.

Ma perché, ci sono le biblioteche in Albania?
Ha chiesto, e poi ha girato la frittata:
Ma, perché ci sono le biblioteche in Albania?
(A che servono? Qua in Italia, sì, servono a fare su i tipi come me!)

Così mi ha chiesto, col tono di uno che domanda:
Ma perché, anche voi vi siete fatti la bomba atomica?
Ha ragione, lui che per tutta la vita ha bevuto acqua pesante...
E io mi sono stupito, d’avere un amico così stupito.

Ha ragione a stupirsi il mio amico stupito,
ha ragione a stupirsi che vi siano biblioteche in Albania.
Ha ragione: a vedermi, io sembro uno che si è formato sugli alberi.
Sarò sceso solo se passava una Jane.

Io ho bevuto fino ai diciotto anni acqua leggera,
e sono venuto in Italia ricoperto di verdi foglie.
Io i libri li conoscevo quando erano ancora vivi,
e in primavera fiorivano spandendo odore di vita.

Le parole di Alice

Questa mia notte a L.A.
Ciudad de Los Alcoholicos
ha una luna che sembra la ciliegina sulla torta
d’ombre
e le candeline sono di vetro soffiato. Con sopra fiammelle d’etere.

Ho qui la mia pancia
pelosa piena fino a scoppiare
di morte alcolica che gesticola.

Il poliziotto, vedendomi di razza bianca ha detto
che l’ubriachezza non è un reato
e se n’è andato.

Il tempo è mite sul promontorio e io mi trastullo;
si spezzano i ramoscelli e il vento
li sparge come pioggia di matite,
ne rubo una incenerita e scrivo:

la mia donna mi ha lasciato
per un Asfodelo che le ha promesso
una morte più dolce.


Artemis
Secondo G. de Nerval

La terza ritorna amando più che la prima
Ha il passo più leggero di una foglia al vento
È regina dei boschi e silvestre il suo sorriso
E io servo in quel raggio d’oblio mi eclisso.

Amate dalla culla alla tomba fatevi amare
La mia fiamma dal regno dei ghiacci ancor m’indora
Il suo nome di delizia, il suo tocco divampato
Sul palmo della vita ha nome Tremula Rosa.

Rossa irlandese con la brace nella voce
Pioggia di Donne di Cuori da Venere porporina
Erra nel vento sulla croce dei deserti.

Bianche le rose su altari pagani
Stillano messaggi dal cielo ciclamino.
La santa dell’abisso è la mia protettrice.

fonte: www.poliscritture.it