mercoledì, giugno 11, 2008

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Ciao Astrit!
Come stai? Tutto bene al tuo rientro?
Io sto bene e ho anche qualche novità: ho finito gli esami, riuscendo a dare l'ultimo mentre lavoravo al Corriere. Poi lì ho smesso il 10 maggio, quando è scaduto il contratto, ma nel frattempo ho trovato lavoro per una rivista mensile che si occupa di comunicazione e mass media. Lavoro per loro solo la settimana prima della chiusura e correggo bozze. Sono contenta perchè mi permette di studiare, ma nel frattempo faccio esperienza e guadagno quanto basta. Quindi complessivamente sono più tranquilla. Sto iniziando a leggere qualcosa per la tesi, ma onestamente sono molto stanca...e si vede...non sono più così precisa! Dimentico un sacco di cose, mi confondo... ;)
Mia madre ha letto il tuo libro di poesie e le è piaciuto molto, mi ha detto di farti i complimenti. Io invece sono per te una delusione: non l'ho ancora letto. Continuo a leggere per la casa editrice, per lavoro e studio e per me stessa non trovo mai un momento, anche perchè quando ho del tempo libero o esco o dormo, ho gli occhi stanchissimi...mi spiace. Confido sull'estate...ne ho un bel po' di cose da recuperare durante le vacanze... (tu probabilmente non approverai il modo in cui mi faccio stressare......)
Però ogni tanto fra i libri insulsi che mi fanno leggere ce ne è uno che merita, come quello che ho finito di leggere oggi e che mi ha fatto pensare a te. Forse lo conosci già:
Anilda Ibrahimi
"Rosso come una sposa"
Einaudi - I coralli
Lei è albanese, ma vive in Italia e ha scritto direttamente in italiano. E' una storia basata sui ricordi che le arrivano dalla sua famiglia e racconta l'Albania dagli anni 20 agli anni 90, attraverso le vicende umane dei protagonisti, soprattutto le generazioni delle donne della stessa famiglia. C'è qualcosa di antico e profondo nel tipo di relazioni che sono descritte, qualcosa che mi ha fatto pensare alla tua infanzia così piena di spazi liberi. Poi è molto intenso ciò che le donne di quella famiglia si trasmettono, come una eredità: il compito di raccontare ai morti ciò che accade nel mondo dei vivi, per non perdere i legami familiari e per non perdersi. Un gesto che fa sentire chi lo compie al suo posto, in pace.
Qualcosa che io non ho mai sentito, qualcosa che sembra essere lontano dalle nostre vite frenetiche, e che infatti l'ultima delle protagoniste, quella della nostra generazione (più o meno, è nata nel '72) fa fatica a sentire e a compiere. Ma poi ci riesce, in modo nuovo: non più l'antico lamento rimato cantato dalle donne (una specie di epica), ma il romanzo.
Mi è piaciuto e mi ha commosso.
Magari ti viene voglia di leggerlo...
Intanto a me ha fatto venire voglia di scriverti!
Un bacio grande,
a presto!
Virna

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